Parrocchia Boccassuolo

Il più antico documento in cui si cita Boccassuolo come Parrocchia autonoma con un proprio rettore risale (...) all'anno 1316, e già in quell'anno era dedicata a S. Apollinare.

Don Gaetano Sola, parroco di Boccassuolo dal 1927 al 1972, cercò di risalirne alle origini. Di seguito riporto quanto don Sola scrisse (da "Memorie ms. da Sola d. Gaetano sulla parrocchia di S. Apollinare V. e M. in Boccassuolo", 1930). "Parlando della Chiesa parrocchiale di S. Apollinare di Boccassuolo nella sua origine ben poco si può dire perchè i documenti mancano (...)

però possiamo subito notare quello che il popolo tradizionalmente porta di generazione in generazione colla viva parola e da ciò dobbiamo concludere che in Boccassuolo vi furono almeno tre Chiese parrocchiali e per meglio distinguerle tra loro le chiameremo: la prima "antichissima", la seconda "antica" e l'attuale la chiameremo "nuova", dando a detta tradizione popolare quel peso che merita, se non si può affermare con certezza, non si può nepure rigettarla affatto.

Chiesa antichissima
Della Chiesa parrocchiale antichissima, da quello che il popolo ci narra, fu probabilmente la prima che servì da parrocchiale col titolo di S. Apollinare fin dal 900. Era situata sul beneficio parrochiale (...) nel luogo detto 'Canevare' o 'De Profundiś perchè vi profondò la Chiesa oppure perchè nei primi tempi passandovi con la processione delle rogazioni vi si recitava il 'de profundis (...). (...) la lavina del 900 che si staccò dal Cantiere estendendosi dai Cingi a Ca' della Badina in quel di Cargedolo travolse tutto trascinando quanto potè giù pel torrente Dragone ed il resto rimase sepolto nelle viscere della terra. Le popolazioni si rifugiarono dove poterono. Sappiamo dalla tradizione popolare che a Boccassuolo avevano trovato posto a nord-ovest della grotta dell'attuale campanile e vi rimasero anche dopo cessato il flagello della frana. Con la Chiesa rimasero pure sepolte le campanette che non potevano essere di grande dimensione ed il medesimo volgo vuole che ivi ci sia una campana piena di marenghi d'oro perchè in quel posto non si ferma mai la neve anche quando nevica molto. Colla gola di questo tesoro e per trovare le campane in tempo addietro furono fatti grandi scavi, si trovò dei muri fatti di calce, ma le campane e il tesoro nulla. Sempre nel medesimo luogo si trovarono pure salme di defunti sepolte perchè, come usava anticamente, i morti venivano sotterrati entro ed attorno la Chiesa  
Chiesa antica ('Chiesa vecchia') 
Circa l'anno 1000, come vuole la tradizione popolare, venne costruita l'antica Chiesa, essendo che la parrocchia era rimasta senza Chiesa dopo che la lavina aveva sepolto la Chiesa antichissima e frattanto aveva servito da Chiesa un oratorio sito nel luogo ove venne costruita la medesima Chiesa parrocchiale. I vecchi dicono che donna Matilde di Canossa dopo avere costruito il monastero di Frassinoro lo arricchì e al medesimo assoggettò tutte le terre circostanti (...) e Boccassuolo pure fece parte di queste terre soggette a Frassinoro. La Chiesa pure di Boccassuolo fu abbellita dalla stessa benefattrice. I vecchi boccassuolesi che ricordano d'aver visto in piedi la Chiesa vecchia dicono che all'esterno era tutta fatta di pietre quadrate e bellamente picchiate tanto la facciata come i muri laterali. Infatti scavando attorno ai ruderi di detta Chiesa per fare lo spurgo del vecchio sagrato che servì da cimitero, sono state scoperte le fondamenta fatte di queste pietre quadrate tutte picchiate come proprio usava fare la grande Contessa Matilde. Tale Chiesa misurava, (...) nel 1862 quando fu soppressa, m. 21,90 in lunghezza e m. 10,60 in larghezza, la facciata poi misurava m. 7,55 essendo alquanto più stretta come risulta dalla pianta rilevata dai ruderi delle fondamenta che tuttora esistono. Nell'interno, circa a metà, era divisa da una specie di balaustrata in legno segnando così la separazione degli uomini dalle donne. Vi si trovano due confessionali, gli attuali che ancora si trovano nella nuova Chiesa parrocchiale, nella parte sinistra quello del parroco, a destra quello del cappellano e sopra a quest'ultimo eravi il pulpito con apposita scaletta (...). Non sappiamo in quale anno fu prolungata, perchè il popolo asserisce che fu fatta un'aggiunta. Infatti nel muro che tuttora vediamo alto m. 1,30 si osserva dalla parte del nord si vede benissimo il confine del muro nuovo col vecchio non essendo affatto l'uno incastonato con l'altro, poi uno fatto con materiale scelto l'altro con materiale ordinario ed inferiore assai. La parte aggiunta comprendeva il presbitero, il coro per la lunghezza di m. 7,35 da formare in tutto la lunghezza di m.21,90 (...). I parrocchiani pure asseriscono che tale Chiesa fu consacrata, ma l'anno nessuno mi ha saputo indicarlo però il giorno lo assicurano: 9 giugno. (...) il suo pavimento era fatto di pietre naturali, il suo soffitto di tavole di legno lisciate e colorite di forma piatta. Gli uomini entravano in Chiesa per una porta laterale a mezzogiorno ed occupavano la parte superiore ed il coro mentre le donne entravano nel sagrato dal cancelletto a levante e per la porta maggiore e occupavano la parte anteriore della stessa parrocchiale. Da quando si può sapere dai vecchi parrocchiani che vi furono a Messa e dagli scritti esistenti in codesto archivio parrocchiale, eravi tre altari: l'Altare maggiore dedicato al Patrono e Titolare nostro S. Apollinare V. M., l'altare detto della B. V. della Neve (...), il terzo era dedicato alla B. V. del Rosario. Il popolo ricorda (...) che i soldati francesi all'inizio del secolo passato arrivati a Boccassuolo trovarono (l'immagine) dell'Addolorata adorna di regali che la pietà dei fedeli aveva offerto. La spogliarono tosto, profanando e seppellendo nell'attiguo cimitero la sacra immagine. L'antica chiesa parrocchiale dato il terreno poco stabile fu spesso soggetta a varie lesioni e i parroci dovettero spesso ripararla spendendovi molto lavoro e denaro quantunque era poi sempre nel medesimo stato di deperimento continuo. Tale Chiesa fu ufficiata fino all'anno 1862, indi fu sospesa perchè cadente con atto di Mons. Cugini, Arcivescovo di Modena, del 29 agosto 1862. Ancor oggi c'è chi afferma che la costruzione della Chiesa Vecchia risalirebbe al 1014. Questo signore, infatti, ricorda: "Ero bambino e mio bisnonno fece una casetta. Il vecchio parroco gli diede un sottoporta che era appartenuto alla Chiesa antica. Mio bisnonno mi disse di scriverci sopra una data: il 1014, affermando che quel sottoporta risaliva al 1014, quando fu fatta la Chiesa vecchia. E io ci scrissi 1014 col mazzuolo e la punta. Attigua alla canonica eravi appoggiata una casa di assai recente costruzione (...). Tale casa serviva per uso del popolo, detta casa del comune, perchè comune a tutti i parrocchiani i quali vi si fermavano prima delle sacre funzioni e dopo, in tempo di pioggia, nell'inverno specialmente, così potevano essere riparati senza aver bisogno di andare a chiacchierare in Chiesa oppure stare fuori alla pioggia ed alla neve. Detta casa venne atterrata dal parroco Rev. Don Giovanni Brugioni nel 1897 quando fabbricò l'attuale casa colonica". Il 26 febbraio 1928 Don Gaetano Sola chiese al Vescovo di Modena l'autorizzazione per procedere alla riesumazione dei resti delle salme sepolte nel cimitero che si trovava accanto alla demolita "Chiesa Vecchia", non più utilizzato da 34 anni. Il lavoro sarebbe stato eseguito dalla popolazione a patto che il terreno su cui sorgeva il vecchio cimitero restasse al bonificio parrocchiale. I resti delle salme sarebbero stati posti in una tomba comune nella cappella del nuovo cimitero avendo già ottenuto il permesso dal Podestà di Montefiorino. Il 7 marzo 1928 il Vescovo concedeva l'autorizzazione. La riesumazione delle salme avvenne tra febbraio e aprile 1930.
Chiesa nuova
Verso la metà del 1800 la "Chiesa Vecchia" era in uno stato di avanzato degrado. In occasione della Prima Visita Pastorale dell'Arcivescovo di Modena, mons. Cugini, il 20 luglio 1857, furono consegnati al parroco di Boccassuolo, don Antonio Guigli, 16 decreti in cui si chiedeva di riparare "colla maggior sollecitudine" la canonica, varie parti della Chiesa e regolarizzare lo stato dei registri parrocchiali. Don Guigli probabilmente era più orientato alla costruzione di una nuova Chiesa che alla riparazione della vecchia, cosa, peraltro, già tentata varie volte con scarsi successi. Già dal 1853 si era cercato un terreno idoneo alla costruzione della nuova Chiesa. Il 5 luglio di quell'anno il perito Galvani Pietro stimò un luogo "nel centro della terra di Boccassuolo negli orti dei Casolari, dei Bertogli, dei Severi e di altri, in tutto are 09=50=29 pari a lire modenesi 1988.10", ma successivamente venne scartato perchè troppo paludoso e poco stabile. Don Gaetano Sola scrisse: "Furono iniziati i lavori di spianamento e fondazioni nella 'Paterza', sopra la vecchia Chiesa, ove si voleva dalla maggioranza sorgesse la nuova Chiesa, ma trovato il luogo poco stabile fu pure abbandonato con rincrescimento di molti. Vennero gli ingenieri ed assaggiati i terreni in molti luoghi qua e là cominciando dalla Villa e su su vennero a finire nel Prato da Lama (o dei Lami) ove fu poi costruita perchè solo lì fu trovato il terreno stabile e fermo quantunque la maggioranza fosse contraria perchè fuori dal centro e lontana dai più. Alla Villa il terreno cavernoso non permetteva stabilità alla grande fabbrica e di più il proprietario (...) Claudio Pighetti temeva dei danni alla campagna quando vi fosse stata la chiesa a causa della popolazione che vi accede e concluse col dire: 'E' bene che facciano la Chiesa su a Boccassuolo così perderanno Messa un po' anche loro', volendo arrivare ad esprimere che i vicini più facilmente perdono la Messa. Furono fatti gli assaggi negli orti dei Casolari e Bertogli (...) ma abbandonati perchè paludosi e niente affatto stabili. Intendevano scegliere il luogo di S. Rocco ma lì pure v'erano paludi ed acque. Avevano pensato di comprare e abbattere le case dei Galvani attaccate alla grotta, chè lì il terreno è veramente stabile, ma sia per la spesa che incontravano che per il luogo assai ristretto, anche per orientare bene la Chiesa, esso pure fu abbandonato e scelsero finalmente il Prato da Lama dove il parere degli ingenieri aveva dato la maggiore fiducia che il lavoro riuscisse stabile e duraturo ed anche in posto libero. La decisione di fare la Chiesa nel Prato da Lama incontrò la disapprovazione di tutti quelli del basso perchè riusciva loro più scomoda e più lontana. Ci volle del tempo e delle minacce perchè si persuadessero a dare aiuto e offerte a detta costruzione. Una prova sono le molte lettere inviate dall'autorità ecclesiastica al parroco, e parecchie di esse esistono tuttora nell'archivio di questa parrocchiale e se Mons. Arcivescovo e il Duca di Modena non avessero concorso largamente sarebbe stato impossibile ad una parrocchia di 500 anime e povere condurre a termine una fabbrica così grandiosa e colossale nei suoi muri e nella sua robustezza.". Nel 1857 la Curia Arcivescovile di Modena scrisse al parroco di Boccassuolo: "Vista la relazione del sig. Ingeniere Montanini e prese le più accurate informazioni e persuasi che la località disegnata dal Montanini stesso è quella che offre minori difficoltà, stabiliamo che la nuova chiesa parrocchiale di Boccassuolo abbia a costruirsi nella parte superiore del caseggiato di Boccassuolo e precisamente nel luogo detto Prato da Lama di ragione dei fratelli Lenzotti. Il nostro Vicario Generale farà conoscere al V. For. di Frassinoro e al parroco di Boccassuolo questa nostra determinazione perchè senza ulteriori dilazioni si proceda a quanto occorre per l'esecuzione.". Una parte della popolazione però era contraria alla costruzione della nuova Chiesa nel luogo che era stato stabilito tanto che il 1 maggio 1858 la Cancelleria Arcivescovile di Modena inviò al parroco di Boccassuolo una lettera in cui si legge: "Per ordine superiore trascrivo verbalmente la determinazione emessa da S. Ecc. Rev.ma il 20 aprile p.s. intorno al posto della nuova chiesa di codesta Parr.a. (...) E' attergata ad una istanza sottosegnata da vari Parrocchiani che ottavano per la località della Chiesa Vecchia. Essendosi già maturamente abbastanza discussa la pendenza ed avendo una buona parte della popolazione manifestato il proprio voto, e quel che più concorrendovi dopo accurate ispezioni il voto dei periti, ai quali non possiamo non prestare intima fede (...) che tolte le lunghe incertezze in qualche modo pure si sovvenga al bisogno dell'erezione di una nuova Chiesa il che è ancora nella decisa intenzione del Piissimo Sovrano che con generosa munificenza concorre all'opera e l'ha a noi raccomandata, non possiamo recedere dal decretato e perciò caldamente inculchiamo ai riccorrenti di sottomettersi a quanto è stato stabilito.". Don Gaetano Sola: "Certamente il lavoro di sterro e spianamento, procurare sassi, sabbia avrà (..) cominciato nella primavera del 1858 e questo ne fanno prova i documenti.". Il 29 ottobre 1858 il Duca di Modena metteva a disposizione, per la costruzione della nuova chiesa, tramite l'ex-caporale delle miniere Bartolomeo Pini di Toggiano, tutto il legname che si trovava nella "galleria lunga vicino al Dragone". Varie persone continuarono ad ostacolare il progetto anche negli anni successivi e il 5 febbraio 1859 la Curia Arcivescovile di Modena scrisse al parroco di Boccassuolo don A. Guigli: "Bene soddisfatti che più il lavoro di codesta chiesa progredisce più s'abbiano argomenti a ritenere solido il terreno prescelto. Abbiamo appreso con rincrescimento che vari parrocchiani suoi non apprezzino il loro dovere e rifiutino il loro volontario a si bella e necessaria opera. Ella però non smetta di esortarli di nuovo, si limiti nel lavoro a ciò che sia strettamente richiesto dalla necessità perchè il lavoro riesca solido e decente e nel caso di perduranza nel rifiuto ne faccia nuovo reclamo e saranno da noi prese le necessarie disposizioni per conseguire col ministero dell'autorità quanto dovrebbe esser dato dall'animo volenteroso e spontaneo. (...).". Il 3 aprile 1859 don A. Guigli scrisse alla comunità di Pievepelago una lettera che ci aiuta a comprendere ulteriormente il clima che si era creato tra la popolazione: "Ill. signore Boccassuolo 3 aprile 1859. Sono persuaso che sarà stata fatta la seduta in riguardo della supplica umiliata a cotesto ill.mo Potestà. Avranno la compiacenza di notificare al presente Agostino Pacchiarini il risultato della medesima. Nuovamente supplico la S. V. a volersi degnare a somministrarvi quanti più soldi possono, perchè a cagione di questi miei parrocchiani ostinati ci convien pagare anche le opere di manualanza. Tanto le partecipo e di tanto la prego nel confermarmi della S.V..". Umil.mo servitore D. Antonio Guigli Re La risposta fu la seguente: "Per la legna da fare calce e le antenne si è dimandata la superiore approvazione (...). Per la somma dimandata il decreto della seduta è stato notificato al Sig.re Rettore con lettera apposita, la quale forse non è stata ancora consegnata, ma il cursore dice d'averla spedita." Finalmente, il 4 ottobre 1859, don Antonio Guigli, all'età di 69 anni, posò la prima pietra nell'angolo settentrionale della facciata della attuale chiesa parrocchiale. Assieme alla prima pietra furono murate anche alcune monete del tempo. Nonostante la posa della prima pietra le discordie tra i parrocchiani non si appianarono del tutto e il 20 ottobre 1859 la Cancelleria Arcivescovile di Modena inviò una nuova lettera il cui tono appare più deciso: "Dacchè sarebbe impossibile cambiare località a codesta Chiesa e il luogo prescelto sì destinato per autorità superiore, è rinvenuto comodo alla generalità, e ciò che sommamente importa vieppiù solido, non rimane che di piegare i renitenti a concorrere ad un opera che riesce pure ad essi necessaria. E quando non valgono i buoni consigli e diretti di V.S. e indiretti di influenti intermediari, Ella si rivolgerà alla Comunità per ottenere che i trasporti, le manualanze e quelle opere che deve prestare la popolazione siano da tutti prestate egualmente e per ordine di autorità rispetto ai renitenti. Ho persuasione che la Comunità accolga l'indirizzo che Ella, dove sia d'uopo le presenterà, e anche così si possa procedere al compimento di quest'opera necessaria." Nel 1862 l'Arcivescovo di Modena stabilì che: "Resta sospesa col 1° settembre p.v. la vecchia chiesa parrocchiale di Boccassuolo e viene interdetta nella medesima qualunque religiosa funzione; Si procederà tosto alla demolizione di detta Chiesa i cui materiali serviranno pel compimento della nuova; Fino a tanto che non potrà essere officiata la novella Chiesa le funzioni parrocchiali si eserciteranno nel pubblico oratorio dedicato a S. Rocco che trovasi in quella parrocchia.". Don Sola scrive: "Narra la popolazione che per sgomberare la vecchia Chiesa vi fu da fare, sempre a causa dei renitenti, e si dovette sgomberare di sera e portare i mobili e gli arredi sacri in S. Rocco e le due campane sulla grotta ove trovasi attualmente il campanile.". Le volte della Chiesa furono costruite utilizzando il tufo, trasportato a piedi nelle "bisačč da coll" (due sacche portate una dietro ed una davanti, sulle spalle), proveniente dalla zona di Roncopezzuolo (sopra a Palagano). Il giorno di S. Apollinare, 23 luglio, dell'anno 1865 il parroco don Antonio Guigli, all'età di 75 anni, su ordine dell'Arcivescovo, potè benedire al culto divino il nuovo Tempio e celebrarvi la prima S. Messa. Nel 1902 venne posta sulla facciata della Chiesa una lapide con la seguente dicitura: Questo tempio che a maggior gloria di Dio il popolo e il parroco di Boccassuolo D. Antonio Guigli eressero dalle fondamenta con offerte di più benefattori nel 1859 venne solennemente benedetto e sacrato al culto cattolico nel 23 luglio 1865 Oggi si pose questa memoria ad attestare ai posteri la pietà degli avi e la munificenza 1902 G.G.   Nel 1913 fu "ribassato il piazzale sagrato della Chiesa" e costruito il muro di cinta ed i gradini davanti alla porta maggiore.   Nel 1920 fu inaugurato il nuovo Altare Maggiore in marmo di vari colori costruito a Pisa (costò 8000 lire Italiane). L'altare fu trasportato da Sassatella a Boccassuolo a spalla da volontari. Il 5 settembre venne inaugurato il monumento ai caduti nella I guerra mondiale. La Chiesa subì danni in seguito al terremoto del 6 e 7 settebre. In una perizia eseguita dallo Studio Tecnico Ing. A. Vecchi di Modena si legge: "La Chiesa Parrocchiale di Boccassuolo ha subito gravi danni in seguito al terremoto del 6-7 settembre 1920, per riparare i quali, col contributo governativo, fu redatta una perizia a firma ing. Adolfo Vecchi, che vistata dall'ufficio del Genio Civile di Modena (...) in data 5 luglio 1922 ottenne la regolare approvazione del ministero dei LL. PP.". In tale perizia si legge che il tetto andava riparato in molti punti, che due volte all'interno della chiesa andavano abbattute e rifatte e le altre necessitavano della riparazione dell'intonaco; era necessario rinforzare i muri posizionando delle catene longitudinali all'interno della navata principale ed infine rifare gran parte dell'intonaco interno danneggiato dalla infiltrazione delle acque piovane. "Iniziatisi i lavori si è però riscontrata la necessità, anche per consiglio dei funzionari dell'Ufficio del genio Civile, di maggiori dimensioni nelle catene di ferro previste, ed inoltre che la perizia approvata era alquanto scarsa nelle previsioni per la quantità delle lesioni da ripararsi, del coperto da rifarsi e soprattutto nella imbiancatura, ed inoltre per i prezzi assegnati a certe categorie di lavori, prezzi che si potevano ritenere giusti in condizioni normali, ma insufficienti per questa speciale costruzione; per il che si ritiene indispensabile una perizia suppletiva." Il Genio civile alla fine concorse alla riparazione della Chiesa e Canonica con un contributo di £. 13000.   In occasione della consacrazione, 21 agosto 1928, "venne restaurata la Chiesa all'esterno (...) ed importò la somma di £ 4000.50, venne poi riparato anche il tetto." Quando la Chiesa venne consacrata fu anche elevata a prevostura".   Negli anni 1980 la chiesa parrocchiale è stata completamente decorata all'interno dall'artista bergamasco Radaelli Carlo.  

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